(si applicano tutti i crediti e i diritti della fonte Wikipedia)
Ranunculus acris (L., 1753), comunemente noto come ranuncolo comune, è una pianta appartenente alla famiglia delle Ranunculaceae, diffusa in Europa e Russia asiatica, comune nelle vicinanze delle siepi e nei prati.
Etimologia
Il nome generico (Ranunculus), passando per il latino, deriva dal greco Batrachion, e significa “rana” (è Plinio scrittore e naturalista latino, che c'informa di questa etimologia) in quanto molte specie di questo genere prediligono le zone umide, ombrose e paludose, habitat naturale degli anfibi.
L'epiteto specifico (acris) deriva dal latino e significa “acre” o "acerbo", ma anche “tagliente" o "pungente" probabilmente qui si fa riferimento alle caratteristiche di questa pianta un po' caustica e corrosiva. Secondo Pignatti da un punto di vista grammaticale si dovrebbe usare il vocabolo acer (acris viene usato per nomi al femminile).
Il binomio scientifico attualmente accettato (Ranunculus acris) è stato proposto da Carl von Linné (Rashult, 23 maggio 1707 –Uppsala, 10 gennaio 1778), biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione Species Plantarum del 1753.
Descrizione
È una pianta perenne e erbacea terrestre caratterizzata da alcune particolarità anatomiche e morfologiche come la possibilità di far germoliare le gemme ascellari. L'altezza media oscilla tra 30 e 80 cm. Sono inoltre definite emicriptofite scapose (H scap), ossia piante con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve. Tutta la pianta è fondamentalmente glabra e priva di cellule oleifere.
Radici
Le radici sono secondarie da rizoma (mai tuberose) a forma fascicolata.
Fusto
- Parte ipogea: la parte sotterranea consiste in un breve rizoma.
- Parte epigea: i fusti di queste piante sono a portamento eretto; sono glabri o con peli appressati solamente nella parte alta. Sono ramosi e multi-flori. La sezione è cilindrica e l'interno è cavo.
Foglie
- Foglie basali: le foglie basali sono picciolate ed hanno una forma pentagonale (o quasi circolare, in tutti i casi poligonale) con margini profondamente incisi (ma non fino alla nervatura centrale; sono divise su 5/6) in 3 – 7 lobi o segmenti (foglia di tipo palmatosetta). I vari segmenti sono ben distanziati uno dall'altro. Ogni segmento termina con tre lacinie divaricate. Dimensione del picciolo 10 – 40 cm. Dimensioni delle foglie: larghezza 2,7 – 9,8 cm; lunghezza 1,8 – 5,2 cm (dimensione massima 15 cm).
- Foglie cauline: le foglie superiori lungo il fusto sono disposte in modo alterno, senza stipole e sono progressivamente ridotte (anche i piccioli sono più brevi) con un numero minore di lobi; il contorno in queste foglie è più reniforme mentre i lobi sono quasi delle lacinie; la superficie è macchiettata color porpora-scuro.
Infiorescenza
L'infiorescenza è composta da fiori terminali e solitari (uno per ogni peduncolo); sono peduncolati all'ascella delle foglie superiori.
Fiore
I fiori sono ermafroditi, emiciclici, attinomorfi. I fiori sono di tipo molto arcaico anche se il perianzio(o anche più esattamente il perigonio) di questo fiore è derivato dal perianzio di tipo diploclamidato (tipico dei fiori più evoluti), formato cioè da due verticilli ben distinti e specifici: sepali e petali. Il ricettacolo (supporto per il perianzio) è glabro. I peduncoli sono cilindrici e non sono solcati. Diametro dei fiori 15 – 25 mm.
- Formula fiorale: per queste piante viene indicata la seguente formula fiorale:
- * K 5, C 5, A molti, G 1-molti (supero), achenio
- Calice: il calice è formato da 5 sepali pelosi, verdastri (verde-giallastro) a disposizione embricata. In realtà i sepali sono dei tepali sepaloidi. Alla fioritura sono disposti in modo patente ed appressati ai petali; poi sono caduchi. Dimensione dei sepali: larghezza 2 – 5 mm; lunghezza 4 – 6 mm.
- Corolla: la corolla è composta da 5 petali di colore giallo-dorato lucente; la forma è “cuoriforme” o obovata; alla base dal lato interno è presente una fossetta nettarifera (= petali nettariferi di derivazione staminale). In effetti anche i petali della corolla non sono dei veri e propri petali: potrebbero essere definiti come elementi del perianzio a funzione vessillifera. Dimensione dei petali: larghezza 7 – 13 mm; lunghezza 8 – 11 mm.
- Androceo: gli stami, inseriti a spirale nella parte bassa sotto l'ovario, sono in numero indefinito e comunque più brevi dei sepali e dei petali; la parte apicale del filamento è lievemente dilatata sulla quale sono sistemate le antere bi-logge, di colore giallo a deiscenza laterale. Al momento dell'apertura del fiore le antere sono ripiegate verso l'interno, ma subito dopo, tramite una torsione, le antere si proiettano verso l'esterno per scaricare così il polline lontano dal proprio gineceo evitando così l'autoimpollinazione. Il polline è tricolpato (caratteristica tipica delle Dicotiledoni).
- Gineceo: l'ovario è formato da diversi carpelli liberi uniovulari; sono inseriti a spirale sul ricettacolo; gli ovuli sono eretti e ascendenti. I pistilli sono apocarpici (derivati appunto dai carpelli liberi).
- Fioritura: da aprile a settembre.
Frutti
I frutti (un poliachenio) sono degli acheni lisci e glabri a forma ovata o subsferica; sono molto numerosi, appiattiti, compressi e con un rostro o becco apicale lungo circa ¼ dell'achenio (= achenio a becco breve); il rostro è fondamentalmente dritto o lievemente ricurvo, ma non uncinato. Ogni achenio contiene un solo seme. Insieme formano una testa sferica posta all'apice del peduncolo fiorale. Dimensione della testa sferica: 5 – 7 mm. Dimensione dei singoli acheni: larghezza 1,8 – 2,4 mm; lunghezza 2 – 3 mm. Lunghezza del becco: 0,2 – 1 mm.
Riproduzione
La riproduzione di questa pianta avviene per via sessuata grazie all'impollinazione degli insetti pronubi (le api, se pur non frequentemente, ne raccolgono polline e nettare) in quanto è una pianta ad impollinazione entomogama).
Distribuzione e habitat
- Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Eurasiatica divenuta poi Subcosmopolita.
- Distribuzione: è una specie comunissima nell'Italia settentrionale; più rara al centro e sud; assente nelle isole. In Europa è altrettanto comune. In Asia si trova a nord dell'Himalaya, mentre in Africa è presente solamente nella parte settentrionale. Nell'Europa media viene considerata piante infestante i pascoli in quanto non appetita dagli erbivori, ma in definitiva questo accresce ulteriormente la diffusione dei ranuncoli che indisturbati possono propagarsi facilmente.
- Habitat: l'habitat tipico sono le zone incolte, ma anche i prati e i pascoli igrofili e mesofili e i margine dei sentieri. Il substrato preferito è sia calcareo che siliceo con pH neutro, medi valori nutrizionali del terreno che deve essere mediamente umido.
- Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare fino a 1600 m s.l.m. (massima quota rilevata: 2530 m s.l.m.); frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare, montano e subalpino.
Fitosociologia
Dal punto di vista fitosociologico la specie Ranunculus acris appartiene alla seguente comunità vegetale:
- Formazione: delle comunità delle macro- e megaforbie terrestri
- Classe: Molinio Arrhenatheretea
Tassonomia
Il genere Ranunculus è un gruppo molto numeroso di piante comprendente oltre 400 specie originarie delle zone temperate e fredde del globo, delle quali quasi un centinaio appartengono alla flora spontanea italiana. La famiglia delle Ranunculaceae invece comprende oltre 2500 specie distribuite su 58 generi.
Le specie spontanee della nostra flora sono suddivise in tre sezioni (suddivisione a carattere pratico in uso presso gli orticoltori organizzata in base al colore della corolla): Xanthoranunculus – Batrachium – Leucoranunculus. La specie Ranunculus acris appartiene alla prima sezione (Xanthoranunculus) caratterizzata dall'avere la corolla gialla.
Un'altra suddivisione, che prende in considerazione caratteristiche morfologiche ed anatomiche più consistenti, è quella che divide il genere in due sottogeneri (o subgeneri), assegnando il Ranunculus acris al subgenere Ranunculus, caratterizzato da piante con fusti eretti (e quindi forniti di tessuti di sostegno), peduncoli dell'infiorescenza eretti alla fruttificazione, lamina fogliare ben sviluppata e petali gialli (o bianchi).
Variabilità
Il Ranunculus acris è una specie variabile nella forma e nelle divisioni delle foglie, ma anche nelle dimensioni e nella forma del becco dell'achenio e nel tipo di pubescenza del fusto.
Alcuni autori considerano la specie affine Ranunculus friesianus Jordan una sottospecie di Ranunculus acris col nome di Ranunculus acris subsp. friesianus.
Nell'elenco che segue sono indicate alcune sottospecie, varietà e forme (l'elenco può non essere completo e alcuni nominativi sono considerati da altri autori dei sinonimi della specie principale o anche di altre specie):
Ibridi
Con la specie R. bulbosus subsp. bulbosus la pianta R. acris subsp. acris forma il seguente ibrido interspecifico:
- Ranunculus × goldei Meinshausen ex Trautv. (1883)
Sinonimi
La specie Ranunculus acris ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco che segue indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:
Specie simili
Molte sono le specie di “Ranuncolo” simili al “Ranuncolo comune”. Qui citiamo il Ranunculus friesianus Jordan – Ranuncolo di Fries che si differenzia per avere un rizoma allungato e i segmenti rombici delle foglie basali quasi sovrapposti in quanto più larghi delle foglie delle altre specie.
Usi
Farmacia
- Sostanze presenti: queste piante contengono l'anemonina; una sostanza particolarmente tossica per animali e uomini. Infatti gli erbivori brucano le foglie di queste piante con molta difficoltà e solamente dopo una buona essiccazione (erba affienata) che fa evaporare le sostanze più pericolose. Anche le api raramente bottinano sul ranuncolo. Sulla pelle umana queste piante possono creare delle vesciche (dermatite); mentre sulla bocca possono provocare intenso dolore e bruciore alle mucose.
- Proprietà curative: la medicina popolare indica queste piante come purgative, emetiche (utile in caso di avvelenamento in quanto provoca il vomito) e risolutive, ma è il caso di dire che il rimedio è peggiore del male da curare. Alcune tribù di nativi americani utilizzano queste piante come analgesici (attenua il dolore), o per usi esterni di tipo dermatologico, ma anche come emostatico (blocca la fuoriuscita del sangue in caso di emorragia) e sedativo (calma stati nervosi o dolorosi in eccesso). Nella medicina tibetana sono utilizzate per la capacità di generare calore (come riscaldamento del corpo umano).
Giardinaggio
Sono piante rustiche di facile impianto per cui spesso sono coltivate nei giardini rustici o anche alpini. Esistono anche diversi cultivar creati dai giardinieri per l'industria del giardinaggio.
Galleria d'immagini
Note
Bibliografia
- Maria Teresa della Beffa, Fiori di campo, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 2002, p. 33.
- Wolfgang Lippert Dieter Podlech, Fiori, TN Tuttonatura, 1980.
- Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta. Volume 3, Milano, Federico Motta Editore, 1960, p. 510.
- Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume 1, Bologna, Edagricole, 1982, p. 306, ISBN 88-506-2449-2.
- AA.VV., Flora Alpina. Volume 1, Bologna, Zanichelli, 2004, p. 160.
- 1996 Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole.
- Eduard Strasburger, Trattato di Botanica. Volume 2, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, p. 817, ISBN 88-7287-344-4.
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Ranunculus acris
- Wikispecies contiene informazioni su Ranunculus acris
Collegamenti esterni
- Index synonymique de la flore de France, su www2.dijon.inra.fr. URL consultato il 21-10-2009.
- Fungoceva.it. URL consultato il 21-10-2009.
- Ranunculus acris eFloras Database
- Ranunculus acris Flora delle Alpi Marittime Database
- Ranunculus acris Flora Europaea (Royal Botanic Garden Edinburgh) Database
- Ranunculus acris Flora Italiana - Schede di botanica
- Ranunculus acris GRIN Database
- Ranunculus acris IPNI Database
- Ranunculus acris Tropicos Database
- Ranunculus acris Catalogazione floristica - Università di Udine